venerdì 9 marzo 2018

L'amico di mio figlio tra le gambe

I migliori amici di mio figlio, sono Alessandro e Domenico,  hanno la stessa età e condividono anche la passione per lo sport, giocando a calcetto insieme ogni martedì.
Prima che mio figlio si sposasse, capitava spesso che finita la partita, rientrava  a casa insieme a loro, magari per giocare alla PlayStation o per fare non so cosa in camera, cose  da ragazzi, non me ne sono mai presa cura.
Rientravano stanchi, ma carichi di energia, con gli occhi vivi dei ragazzi sportivi, respirando tutta la bellezza dei loro anni.
Inoltre, e non di poco conto, rientravano con quei pantaloncini morbidi, che non nascondevano le belle gambe muscolose e che  disegnavano spesso e volentieri la forma del loro uccello.
L’uccello di mio figlio e quello di Domenico erano quelli che più si intravedevano dai pantaloncini... e si, non lo nascondo...ogni tanto l'occhio mi cadeva tra le loro gambe.
Uno di quei martedì, finita la partita,  Andrea era rientrato a casa con Domenico, un ragazzo gentile, dai lineamenti delicati,con una  barba leggera, gli occhi castani e  con un corpo leggermente più muscoloso rispetto a quello di mio figlio.
Mi piacciono molto le sue gambe, sono  gambe possenti, che spesso immaginavo bloccarmi a letto mentre mi scopava con la passione di un ragazzo di ventidue anni.
Quel martedì, quando rientrarono, stavo stirando, e dopo un saluto veloce, andarono in camera.
Dopo aver finito di stirare e piegare i vestiti di mio figlio, andai a portarglieli.
Non avevo sentito che Andrea era andato a fare la doccia e quando arrivai davanti alla porta, vidi Domenico, coricato sul letto con il cellulare in mano.
Non so cosa stesse guardando, ma qualcosa lo stava eccitando perché il suo cazzo pulsava dietro la stoffa dei pantaloncini.
Feci rumore affinché Domenico si accorgesse di me e gli chiesi di mio figlio.  Mi rispose che era andato a fare la doccia, e mentre mi parlava, alzava la gamba sinistra in modo tale da dissimulare quel bel rigonfiamento tra le gambe.
Feci finta di nulla, anche se la scena mi stava eccitando, facendomi inturgidire i capezzoli.
Cominciai a sistemare i vestiti  e aprendo un cassetto, inarcai la schiena, tirando così  la magliettina che indossavo, che adesso aderiva alle mie forme.
Con la coda dell’occhio, Domenico stava guardando dalla mia parte e divertita, continuai a sistemare la biancheria, prendendo delle pose provocanti per giocare con gli ormoni di quel ragazzino.
Dovetti esagerare un pò, perché quando terminai e mi voltai verso di lui, se ne stava ancora supino sul letto guardando il cellulare, ma la sua gamba non nascondeva più il cazzo che adesso spingeva con forza il pantaloncino.
Non faceva nulla per nasconderlo, anzi, rimaneva a guardare il cellulare, con le gambe un po’ aperte, e con la stoffa del pantaloncino che si muoveva. Aveva il cazzo in fiamme e me lo stava mostrando.
Volevo rimanere lì a guardarglielo, per poi inginocchiarmi e prenderlo in bocca, avrei voluto  continuare quel gioco di seduzione, ma non potevo fare niente, mio  figlio sarebbe uscito da li a poco dal bagno.
Nei giorni successivi, pensavo al cazzo dell’amico di mio figlio, scopavo con mio marito, immaginando il suo cazzo giovane.
Era diventata un’ossessione e vi confesso che anche quando penetravo mio marito con le dita, pensavo fosse Domenico a infilarmele,  sia nella figa che nel culo.
Il martedì successivo, Andrea rientrò a casa con Domenico.
Me ne stavo sul divano, stavo per addormentarmi, quando sentì aprire la porta.
I due ragazzi mi salutarono ed andarono in camera…poco dopo, mi addormentai.
Non avevo idea di quanto tempo fosse passato, ma mi svegliai, perché qualcosa toccava le mie labbra.
Schiusi gli occhi, facendo finta di dormire e mi resi conto che davanti a me avevo la stoffa del pantaloncino dell’amico di mio figlio, che se ne stava all’impiedi davanti a me, col sospiro leggero, portando una mano sulle mie tette, lo faceva delicatamente, prima me le toccava con la mano aperta, poi andava a cercare i capezzoli, li stringeva delicatamente, facendoli inturgidire.
Le sue gambe erano così vicine a me che potevo percepire l’odore  del suo cazzo.
Da lontano, sentivo l’ acqua della doccia, probabilmente Domenico aveva  approfittato del fatto che Andrea fosse andato in bagno  per venire a toccarmi.
Continuai a fare finta di dormire, mentre il cuore cominciava a battere forte, era difficile non eccitarsi, provare a controllare il respiro, mentre il ragazzo mi stimolava i capezzoli e continuava ad esplorare il mio corpo.
Mi annusava, odorava la mia figa,  mentre io mi bagnavo all’idea di avere un ragazzo così giovane davanti a me.
Apri allora leggermente le gambe continuando a fare finta di dormire, gli permisi così di scivolare meglio la mano sotto la gonna.
Con un dito, accarezzava la mia fica, se lo bagnava con i miei umori e se lo portava in bocca.
Lo rifece ancora. Strofinava le sue dita tra i peli della figa, mi penetrava, raccoglieva i miei liquidi e se li  portava in bocca.
Mi stavo facendo usare dell’amico di mio figlio, senza compromettermi, godevo delle sue dita che leggere penetravano la mia fica.
Gesti molto delicati, ma eccitanti. Senti un forte odore di uccello, la sua mano cominciò a muoversi…si stava masturbando mentre  raccoglieva i miei umori, mi scostò allora le mutandine e portò la sua lingua dentro…stava assaporando gli umori della mamma del suo amico.
Continuo così, con la lingua appoggiata ai peli bagnati della mia fica, fino a sborrarsi le mani.
L’odore di sborra invase l'aria e avrei tanto voluto aprire gli occhi e pulirgli le mani con la mia lingua. Si rialzò e andò in cucina, sentì il rumore dello scottex, uno, due strappi per ripulirsi le mani da quel bianco nettare.
Dopodiché tornò in camera di mio figlio.
Quel pomeriggio non riuscì più a dormire, cominciai a masturbarmi, raggiungendo un forte orgasmo, un orgasmo intenso, pensando ai martedì successivi, dove ancora una volta mi sarei addormentata sul divano, aspettando una visita inaspettata.
Lilli

Questo racconto fa parte di una storia a puntate dal titolo: Il diario di Lilli.
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giovedì 1 marzo 2018

Una scheggia nel piede

In casa, non abbiamo il pavimento in ceramica, ma un caldo ed accogliente parquet, é per questo motivo che a volte cammino scalza, mi piace molto la sensazione del legno sui piedi.
Questa mia abitudine, mi portò in un giorno di agosto, a vivere un'esperienza molto eccitante con mio figlio Andrea.
Stavo riordinando la libreria, quando feci un movimento brusco con la gamba e una piccola scheggia di legno si infilò nel mio piede destro.
Provai un leggero fastidio, come quando pulisco i fichi d'india e una delle spine va a finire tra le mie dita, tentai allora di levare la scheggia con una pinzetta, ma doveva essere molto sottile e profonda, perché da sola non ci riuscì.
Pensai quindi di chiedere aiuto a mio figlio Andrea.
Un po' zoppicando, raggiunsi la sua camera, bussai ed entrai.
Andrea se ne stava buttato sul letto, concentrato con un videogioco sul calcio.
La camera era in penombra, la luce del televisore illuminava i suoi vent’anni, un volto giovane e fresco, senza barba, dagli occhi grandi e scuri.
Assomiglia molto a mio marito, anche se il suo cazzo che avevo già provato in passato è più grosso e lungo.
Confesso, che a volte quando mi penso in ginocchio davanti al suo uccello, la mano scivola tra le mie gambe, e con qualche dito provo a riempire le mie voglie.
Il cazzo di mio figlio è più grosso e lungo rispetto a quello del padre, in più rispetto a quello di mio marito Gabriele, quando è duro, punta verso l'alto.
E' uno di quegli uccelli che puntando verso l'alto, fa godere molto quando ci si siede sopra, entra con prepotenza, invadendo le mie voglie e facendomi perdere il controllo.
Mio figlio lo sa bene e capita che a volte, si metta dietro al padre lanciandomi dei segnali, magari guardandomi diritto negli occhi, e passandosi velocemente la mano tra le gambe.
Quel giorno Andrea era preso dal suo videogioco, e distrattamente mi disse di aspettare un attimo che avrebbe finito la partita e sarebbe venuto ad aiutarmi.
Quella scheggia mi dava davvero fastidio, mi sedetti allora sul divano e aspettai che mio figlio venisse ad aiutarmi.
Arrivò poco dopo, portava una maglietta bianca e un pantaloncino blu, uno di quelli leggeri che usa quando va a giocare a calcetto.
Sono dei pantaloncini molto sensuali, perché essendo di stoffa morbida, disegnano il cazzo di chi li indossa e nel caso di mio figlio, l'uccello moscio si disegnava sulla stoffa del pantaloncino, pendendo verso destra.
Con la faccia assonnata e toccandosi i capelli, mi chiese dove avessi la scheggia, gli dissi che era nel piede destro e lo allungai su di una sedia.
Allora Andrea, si inginocchiò per terra e comincio a cercarla.
Doveva essere profonda, perché a vista non riuscì a trovarla.
Mi prese il piede e con le dita comincio ad accarezzare la pianta e tra l'alluce e l'indice per provare a trovarla.
In quel momento simulai indifferenza ma quelle carezze leggere mi facevano provare dei brividi ed i miei capezzoli cominciarono a rispondere inturgidendosi.
Andrea cercava con attenzione la spina, si avvicinò con la testa cosi tanto al piede che percepivo il suo respiro caldo, si bagnò un dito per distinguere meglio la scheggia e con la saliva cominciò a bagnarmi il piede, quel contatto mi strappò un leggero sospiro che speravo Andrea non avesse percepito, ma evidentemente non fu cosi, perché di colpo, una sensazione calda avvolse le dita del mio piede, mio figlio con delicatezza, aveva portato la bocca sul mio alluce.
Fu una sensazione nuova per me, lo lasciai fare, abbandonandomi alla sua bocca che lentamente si muoveva tra le mie dita.
Chiusi gli occhi e senti il rumore dell'elastico delle sue mutande, si era sfilato l'uccello dai pantaloncini e si stava masturbando, continuando a leccarmi con delicatezza.
All'odore del suo cazzo, scivolai una mano tra le mie gambe e cominciai a masturbarmi.
Andrea se ne accorse e con la lingua cominciò a risalire fino a ritrovarsi tra la peluria della mia figa, cominciò a leccarmi, penetrarmi con la lingua, mentre con la mano, cominciò a strofinare l'uccello sul mio piede.
Percepì il calore di quel membro, la cappella, coperta di un liquido vischioso, macchiava le mie dita, lo strofinava tra i miei piedi, tra l'alluce e l'indice, cominciò a masturbarsi appoggiandolo sulla pianta del mio piede.
Continuò cosi, con la testa affondata tra le mie gambe finché alcuni fiotti di sborra, caddero sui miei piedi, ed altri schizzarono per terra, fu quando senti l'odore di quel liquido e con la lingua di mio figlio ancora dentro, che raggiunsi un orgasmo intenso,
Mio figlio Rimase li, tra le mie gambe, finche il mio respiro non divenne più calmo e regolare.
Alla fine, Andrea riuscì a levarmi la piccola scheggia dal piede... cosa dire... sono davvero una mamma fortunata.

Lilli


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mercoledì 28 febbraio 2018

Una mamma puttana

Rieccomi qui, a scrivere dopo cinque anni.
Avevo messo da parte il mio diario perchè con mio figlio Andrea era iniziato un rapporto andato oltre il virtuale, forse troppo.
Cinque anni nei quali senza rendermene conto, avevo permesso a mio figlio  di prendere il controllo delle mie voglie e di convertirmi in una mamma puttana, pronta a tutto pur di soddisfare le sue voglie.
Il nostro rapporto si era evoluto fino a divenire una sorta di schiavitù sessuale, nella quale non c'era più spazio per internet e per il mio diario.
Vi chiederete allora come mai sono qui a scrivere, lo faccio perchè  il mese scorso qualcosa è cambiato, mio figlio Andrea si è sposato, ha lasciato casa e questo ha lasciato un profondo vuoto dentro di me.
Il nostro rapporto ancora una volta cambia, lui ha trovato una moglie ed io ritrovo il mio blog, luogo che in passato mi aveva aiutato e spero lo faccia anche oggi.
Proverò un pò per volta a raccontarvi cos'è successo in questi anni, vi parlerò di Andrea, dei suoi amici, di mio marito, di mio figlio Lucio, di mio nipote, dei ragazzi che ho incontrato in questi anni...e di Nico, il mio vicino di casa, che ha un figlio di vent'anni che da qualche tempo non mi leva gli occhi di dosso...
Per adesso, vi mando un grande bacio, e vi invito a scrivermi se avete qualche curiosità o volete che vi parli di qualcosa in particolare che mi è successa in questi anni.

Un bacio, Lilli

Scrivimi all'indirizzo: lillidori70@gmail.com

giovedì 13 giugno 2013

Nuovo cazzo per la moglie...nuove corna per il marito



I miei racconti erotici, sono stati la porta per una serie di esperienze molto eccitanti.
Far rivivere su un foglio la vita sessuale di una mamma quarantenne, è stato come rivivere tutta le mie esperienze.
E’ stato come scopare nuovamente con mio figlio. Sentire per la prima volta l’odore della sua sborra, è stato come prenderlo nuovamente nel culo, essere scopata, una volta ed ancora un’altra.
Racconti erotici molto spinti che mi hanno portato a conoscere molte fantasie di chi mi scrive, che mi hanno portato ad eccitarmi con le foto delle loro perversioni.
In questi mesi, tante volte mi sono masturbata, osservando le foto dell' uccello dei miei lettori, leggendo e godendo delle loro eccitazioni.
Ma i miei racconti erotici, sono stati anche la porta per un’esperienza molto pericolosa, vissuta negli ultimi due mesi.
Racconti spinti che mi hanno portato ad un tacco dodici e ad un rapporto molto pericoloso con uno dei miei lettori. Cominciò tutto da lì, con un rapporto epistolare molto stretto, dove Sebastiano giocava con la mia sessualità, mi preparava e mi spingeva verso quel momento, verso quel primo nostro incontro.
Uno scambio di foto ed azioni che senza che me ne rendessi conto mi fecero divenire la sua schiava. Inconsapevolmente schiava delle sue fantasie erotiche.  
Cominciò a parlarmi delle sue perversioni, così arrivammo a chattare e arrivai ad aprirgli le gambe, prima in web-cam e successivamente dal vero.
I suoi racconti perversi, erano tremendamente eccitanti ed io non riuscivo a farne a meno, avevo sete delle sue storie, delle sue perversioni.   
Avevo sete di lui.
Un giorno che rimasi sola a casa, Sebastiano mi convinse ad aprire la web-cam.
Fu la prima volta che azzardavo una sexy chattata con un uomo.
Ero intimorita, ma allo stesso tempo curiosa di vivere questa nuova esperienza.
Quando le webcam si accesero, nel mio schermo si visualizzò l’immagine di un ragazzo giovane, senza maglietta. 
Il suo fisico era asciutto, non troppo muscoloso,  ma ben delineato.
Non lo riuscivo a vedere in faccia, la webcam inquadrava il suo torace e la linea sottile dei suoi addominali, che si perdevano sotto i suoi jeans.
Li seguì con lo sguardo arrivando al bottone dei suoi pantaloni. 
Proprio li, sotto l’ombelico, fuoriusciva una fitta peluria scura, rendendo quell’inquadratura tremendamente sexy.
Alla vista dei peli del suo cazzo tremai, il mio corpo dovette reagire istintivamente, visto che Sebastiano, si complimentò per i miei capezzoli, che spingevano contro la magliettina che indossavo.
Lanciai uno sguardo al mio seno. Era vero, i miei capezzoli, risposero alla vista del suo corpo, restituendo la siluette  di una donna quarantenne eccitata da un ragazzino.
Sorrisi e portai l’indice e il medio sul capezzolo sinistro. Stringendolo per un attimo.
A questa vista Sebastiano, si portò la mano sul jeans, accarezzandosi l’uccello.
Mi scrisse,” Lilli dopo un secondo che ti ho vista, ho il cazzo è in fiamme”.
Accennai un sorrisino davanti questa sua dichiarazione diretta e volgare,nulla di più,  fu lui che continuò a guidare la conversazione.
Mi disse: accetta il file che ti sto inviando.
Accettai e mentre aspettavo che il file venisse trasferito, gli chiesi quale dei miei racconti preferisse.
Mi scrisse che la scena che più gli era rimasta in mente era quando presi il fazzolettino carico di sborra di mio figlio e me lo portai al naso.  
Ero d’accordo con lui, anche perché grazie a quel momento, la mia vita, anzi la nostra vita, quella di mio figlio e la mia erano cambiate per sempre. Un momento di debolezza per una mamma era diventato una porta per una vita sessuale con il figlio.
In ogni caso, avevo ben presente l’eccitazione che provai nel prendere quel fazzolettino dal cestino.
La pesantezza di quel fazzolettino carico di sborra di mio figlio, l’odore di sesso, la mia perversione.
Il file è stato ricevuto! 
Una scritta apparve sul mio monitor, cliccai su "apri" e davanti a me si presentò una foto del tutto particolare.
Una donna, matura direi, poteva avere cinquant’anni, portava un paio di scarpe nere con un tacco vertiginoso.
Stava seduta su una sedia di ferro battuto e mentre una gamba poggiava a terra, l’altra finiva sul viso di un uomo.
Poggiava le braccia sullo schienale,  mentre il tacco della sua scarpa, finiva dentro la bocca dell’uomo, sdraiato per terra  e nudo.
Fissavo la bocca di quell’uomo, aperta sulla scarpa della donna. Aveva gli occhi chiusi mentre si godeva la sottomissione da parte della sua donna. Stava succhiando il tacco della scarpa!
Risalì la gamba della cinquant’enne, fino ad arrivare alla sua fica, una peluria scura nascondeva le sue intimità.
Sullo schermo apparve una scritta.
"Vedo che ti piace la foto Lilli."
Distolsi lo sguardo dalla foto e riportai l’attenzione su di me.
La mia mano era scivolata sotto la mia gonna, incurante del mio interlocutore dall’altro lato della webcam.
Tolsi subito la mano e risposi al ragazzo: "si, è molto eccitante" …!
Allora Sebastiano inviò un’altra foto, che cominciai a scaricare.
Nel frattempo mi chiese di mio marito Gabriele, e dell’altro figlio, quello maggiore.
Come attento lettore, mi fece notare che non ne avevo mai parlato.
Lucio, è questo il suo nome . Quattro anni più grande di Andrea. 
La differenza di età tra di noi è minima e questo lo percepisco anche quando a volte il suo sguardo si posa su di me.
Il file è stato ricevuto!
Aprì e stavolta la composizione dell’immagine era diversa.
L’uomo giaceva sempre a terra, ma stavolta la gamba della donna era altrove, sul bacino di lui.
Con le dita del piede, pressava il cazzo dell’uomo, mentre con il tallone  si poggiava ai suoi testicoli.
L’altra gamba era rialzata, sul letto, sostenuta da una terza mano.
Non si vedeva la terza persona, ma era ben evidente l’apertura posteriore della donna.  
Notai come l’ano fosse aperto, un’ alone rosa, circondava la circonferenza del buco del suo culo. Quella donna era stata scopata più volte da dietro, lo denunciava l’apertura del suo culo.
Mi chiesi se anche il mio buchetto fosse in tali condizioni.
Mi chiesi se bastasse essere scopata qualche volta,  affinché il buco del culo venisse deflorato così tanto, mi chiesi se bastasse prendere qualche volta il cazzo nel culo per apparire così deflorata.   
Rimasi catturata dall’immagine, fu Sebastiano ancora una volta a svegliarmi da quel semi stato di ipnosi scrivendo un messaggio.
Cosa ne pensi Lilli?
Gli risposi di getto.
Gli chiesi chi fossero quei due.
Mi rispose che erano una coppia spostata da venticinque anni,  che avevano deciso di festeggiare le loro nozze d’argento in un modo del tutto nuovo:  un nuovo cazzo per la moglie, e le corna per il marito, che da sempre aveva sognato di sentirsi umiliato davanti alla sua signora. 
Mi disse che a tenere alzata la coscia della signora c’era proprio lui, che lo aveva fatto apposta per fotografare il buco del suo culo già deflorato dal marito, ma recentemente sfondato anche dal suo cazzo.   
Riguardai la foto, focalizzai la mia attenzione sull’uomo di quella donna. 
Stava godendo della moglie che davanti a lui le aveva appena messo le corna, si era fatta scopare.
Il suo uccello era in tensione, circondato dalle dita del piede della moglie. Sembrava stesse godendo tanto, anche se la donna con il piede le stava comprimendo i testicoli.
Chiesi a Sebastiano, se si sentisse in colpa. Si era intromesso dentro una coppia che viveva un rapporto coniugale di venticinque anni. Come era riuscito a scopare quella donna? E poi, davanti al marito?
"E’ strano" mi scrisse Sebastiano…, "è strano  che sia proprio tu  a farmi tutte queste domande, che una donna come te, che si fa chiavare dal figlio viva di limitanti morali, che una zoccola come te  e che va a leccare la sborra dai fazzolettini sporchi del figlio, si scandalizzi".
Quella sua risposta mi turbò… "mi ha detto che sono una troia", pensai.
Lo congedai velocemente. C’era qualcosa di pericoloso in quelle parole, che mi feriva e mi eccitava.
Alcune lacrime cominciarono a scivolare sul mio viso, cominciai a piangere, continuando a fissare quella foto.
Pensavo alle sue parole, mi sentivo umiliata nel mio essere donna e nel mio essere mamma.
In quel momento la mano scivolò tra le mie cosce e le mie dita cominciarono a bagnarsi dagli umori della mia fica.  

Lilli

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sabato 8 giugno 2013

Nuove Fantasie Erotiche

I giorni successivi furono un susseguirsi di domande.
Perché sentivo curiosità nei confronti di un ragazzo estraneo? Perché quella mail mi aveva eccitato così tanto?
A volte scopriamo che i nostri gusti e le nostre piccole perversioni, cambiano e si evolvono.
L’avete mai notato? Da un giorno all’altro ci si rende conto che a letto eccitano cose nuove, magari piccole cose che però fanno la differenza.
Come con mio marito Gabriele.
Ultimamente c’è una cosa che mi eccita tanto. A volte, quando andiamo a dormire, aspetto che lui si addormenti e mi avvicino.
Incastro i piedini tra le sue gambe e inarco la schiena in avanti. Così facendo, regalo al mio culetto, la sensazione calda del suo cazzo.  Lo sento crescere lentamente, mentre mi muovo contro di lui.
In queste situazioni sto attenta a non svegliarlo. Adoro, avere il suo cazzo tutto per me. Farci quello che voglio, mentre lui dorme.  E dunque lo sfioro delicatamente, e quando lo sento eccitato, mi piace spingere il culetto ancora di più contro la sua asta.
A volte alzo la vesta e mi avvicino a lui. Stringo il culetto contro la forma del suo uccello, disegnato dallo slip. Una sensazione magnifica.
Il tessuto delle sue mutande è caldo, lo percepisco sulla pelle, tra le natiche che muovo, indirizzando il suo membro verso il mio buco.
Vorrei levarglielo dalle mutande, ma so che lo sveglierei, così continuo a muovermi sulle sue mutande, immaginandomelo dentro.
In quei momenti mi sento porcellina, perché mi allontano per qualche secondo, giusto il tempo di notare l’assenza di qualcosa tra le mie natiche.  Lo percepisco, sento la mancanza del suo cazzo. E allora mi avvicino nuovamente e ci rigioco. Lo stringo ancora un po’. Lo faccio mio.
Anche in questi momenti di “assenza” Gabriele è eccitante. Perché è il mio uomo, grosso e massiccio, abbandonato a sua moglie.
In un certo senso, la sua vulnerabilità mi eccita. Come mi eccita il suo odore. Capita che in questi momenti, gli metta una mano dentro lo slip e la lasci li. Non ci faccio nulla, non lo masturbo.
Semplicemente sento il calore di mio marito nella mano, e quando la levo, la avvicino a me, annusandola e leccandola. L’odore e il sapore del suo cazzo, rubato in quelle notti, sono un’altra cosa che in passato non avevo mai vissuto.
Forse è questo, forse la nostra sfera sessuale si evolve, perché siamo noi a scoprire.
Siamo noi, che godiamo di cose che prima non avevamo pensato, di cose, che non conoscevamo.
Come per il momento che desiderai un rapporto anale con mio marito.
Prima di quel momento, forse non ero io a non volerlo. Ma semplicemente, non l’avevo scoperto nel modo giusto.
 Semplicemente la lingua di Gabriele, non aveva osato arrivare, dove invece era arrivata quella di Andrea, suo figlio.
Quando Andrea, mi leccò per la prima volta in bagno, non solo si  prese i miei umori.
Ma regalò a sua madre una nuova sensazione, un nuovo modo di pensare e vivere il sesso anale.
L’abbandono che mi provocò la sua lingua, fu la porta per il cazzo di suo padre. Fu una nuova scoperta e un nuovo piacere per sua madre.
L’amore che provo per mio figlio è enorme, lui ha fatto tanto per me, ed io sono orgogliosa di avercelo accanto.
Per questo mi sento ancora di più colpevole per i due mesi appena trascorsi. Due mesi dove non solo ho tradito i miei due uomini, ma li ho usati volontariamente per godere e far godere quello sconosciuto.
Un senso di colpa che mi porto dietro e che cercherò di espiare, servendo con maggiore amore e devozione i miei due uomini.

Lilli

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mercoledì 5 giugno 2013

Masturbazioni pericolose


I capelli bagnati, un uccello su di me che rilascia le ultime gocce di pipì, le mie mutandine gialle, le gambe che sgocciolano gli umori dei tre ragazzi, il mio sedere dolorante, due dei tre preservativi svuotati sul mio viso,  le mie lacrime che scivolano sulle guancie.
Fu questo il momento nel quale dissi basta.
Accadde qualche giorno fa. Nell’ultimo degli incontri con Sebastiano e quegli sconosciuti.
Dissi basta alle perversioni di quel ragazzo che aveva bisogno di soldi, aveva bisogno di me.
Il primo incontro che ebbi con Sebastiano fu su internet, attraverso una e-mail.
Aveva allegato al messaggio alcune foto, tra le quali la stampa della mia foto di facebook, tutta sborrata.
Non riconoscevo quasi il mio volto, avevo gli occhi e la bocca coperti di sborra.
La cosa mi eccitò talmente tanto che mi masturbai, e risposi a quella e-mail provocatoria:
“Ciao Sebastiano, grazie per avermi scritto, le tue foto mi hanno eccitato talmente tanto che non ho resistito e mi sono toccata.  Quanti anni hai? Sembri giovane, un bacio. Lilli”.  
A questa mail seguì la sua risposta:  “ciao Lilli, lo sapevo che ti saresti eccitata, perché sei una puttana, e per questo che ti voglio, è per questo che devi incontrarmi, per sentirti troia insieme ad un ragazzo di ventuno anni”.
Non c’erano altre parole in quel messaggio, ma solo un numero di telefono.
Chiusi d’istinto la mail e mi allontanai dal pc.
Ero eccitatissima. Andai di là, e a guardare un film davanti la tv c’era mio figlio.
Lo volevo, volevo il suo membro.
 Mi sedetti accanto a lui e gli chiesi cosa stesse guardando.  Mi rispose distrattamente. Maledette partite pensai! Volevo il suo cazzo, avevo una gran voglia. Quella mail mi aveva eccitato tanto.
Non volevo farglielo capire però, volevo che fosse mio figlio a prendermi e desiderarmi.
Lentamente aprii le gambe, sfiorando quella di mio figlio. Percepivo il calore della sua coscia, anche se portava la tuta, immaginavo i suoi muscoli ed era come se me li sentissi sulle cosce, immobilizzandomi, mentre mi prendeva da dietro.
Pensavo a questo e il desiderio cresceva, ma Andrea, non sembrava provasse le stesse sensazioni.
Maledetta Roma pensai! Feci allora finta di essere interessata alla partita ma nello stesso tempo mi portavo un dito in bocca, dissimulando una certa ingenuità… mi mordevo l’indice, seguendo quel pallone, con la punta della lingua inumidivo l’unghia coperta di smalto rosso.
Nulla da fare. Non riuscivo ad avere l’attenzione di mio figlio.
Avvicinai allora il mio piedino al suo. Un piedone enorme, che copriva il mio per ben due volte. Feci finta di nulla mentre strofinavo i mie collant sul suo piede nudo … questo lo avrebbe eccitato pensai! Ma cosa..in Tv c’era la sua Roma…e allora, tutto era impossibile!
Mi alzai e mi diressi in bagno.
Mi sedetti sul water e lì aprii le gambe.
Non avevo il cazzo di Andrea, ma in compenso, una spazzola che usavo molte più volte di quanto immaginassero a casa.
Il manico della spazzola era grosso e freddo. Era leggermente rigato, e questo ogni qualvolta mi penetrava, sfiorava i punti giusti che mi facevano eccitare da morire.
Giocavo col clitoride, mentre la punta del manico si faceva spazio dentro la fica.
Quando la facevo uscire, notavo come il colore del legno del manico fosse più scuro, proprio nel punto dove mi ero penetrata.
 I miei umori lo tingevano quasi di nero, una macchia di piacere ben visibile sul manico anche la mattina quando mi pettinavo.
A volte ridevo, pensando a quanto fossi porcellina e immaginando la reazione dei miei figli e mio marito se solo avessero saputo che quel manico era consumato dalla maialina della mamma. 
Mi penetrai col manico di legno della spazzola per l’ennesima volta, lo roteavo dentro di me, pensando a mio figlio, a mio marito, ma soprattutto al cazzo dello sconosciuto della mail.
Chi era, perché mi eccitava così tanto?  Quella mia foto macchiata di sperma …mmm…  venni!

Quella sera raggiunsi un orgasmo intenso..peccaminoso e molto pericoloso.

Lilli

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martedì 4 giugno 2013

Una foto macchiata di sborra



Provo vergogna!
Penso alla mia condizione di moglie e provo disagio, alla condizione di madre e provo imbarazzo.
Penso alla fedeltà verso la mia famiglia e mi sento stupida, puttana, troia.
Forse qualcuno di voi penserà che non dovrei  esagerare, ma l’ aprile e il maggio che ho vissuto, sono stati molto forti.
Sto vivendo un periodo molto particolare, di riflessione. Mi sento umiliata come donna.
E’ vero, ho giocato con mio figlio, ho esagerato, e anche quando ho goduto col suo cazzo in culo, non ho provato rimorso.
Ma adesso, ora che mi ritrovo qui da sola, con l’esagerazione sulle spalle, mi sento stupida.
Ho esagerato e forse parlarvene mi aiuterà, scriverlo mi farà uscire da un tunnel di rimorso che vivo nei confronti di mio figlio e mio marito
E’ successo che sono stata sedotta da un mio lettore, un ragazzo che ha letto le mie storie e che lentamente è riuscito a prendermi, un gioco perverso che mi ha portata ad essere usata da lui e da altre persone.

Verso la fine del marzo scorso, ho ricevuto la mail di un ragazzo, che si complimentava per i miei racconti erotici, mi confessava che diverse volte si era masturbato e come prova, mi aveva inviato diverse foto.
Ricordo in particolare una foto, un primo piano del suo cazzo, macchiato di sborra. Puntava verso un foglio, era la foto del mio viso che il ragazzo aveva scaricato da facebook.
In quella foto, avevo la bocca e un occhio irriconoscibili, imbrattati dalla sua sborra.
Il commento a quella foto era più o meno il seguente: cara Lilli, hai visto cosa ho fatto al tuo viso? Senza che te ne accorgessi, ti ho reso puttana, ti ho usata, violata. Sei la mia troia!

Ricordo ancora che stavo scrivendo di Andrea sul blog quando aprì quella mail, di come mi scordai completamente del post e di voi, mentre la mia mano scendeva lentamente tra le mie gambe.
Continuavo a fissare la foto del mio viso, sborrata da uno sconosciuto, la macchia di seme che deformava la mia bocca e mi toccavo.
Con una mano mi stringevo un capezzolo e con l’altra mi penetravo.
Mentre godevo, fissavo il cazzo di quello sconosciuto, le sue foto.
In una foto c’era il suo corpo, giovane e muscoloso, nell’altra un primo piano della sua cappella, umida di umori nascosti, in un’altra la foto di una ragazza, forse la sua fidanzata messa a pecora, e nell’altra la mia immagine, sporca di sborra.
Raggiunsi l’orgasmo fissando la mia immagine, le mie cosce erano umide, come la tastiera del mio computer, che stavo usando ora per rispondere a quella e-mail.
Un’azione che da li a poco avrebbe avuto conseguenze molto forti nella mia vita sessuale.  

Lilli

Questo racconto fa parte di una storia a puntate dal titolo: Il diario di Lilli.
Il diario è in continuo aggiornamento, ma se volessi leggerlo questo è l'indirizzo: CLICCA QUI

Se invece volessi scrivermi, mandarmi le tue impressioni, parlarmi della tua eccitazione, questa è la mia e-mail:  lillidori70@gmail.com 

lunedì 3 giugno 2013

La cosa che mi fa eccitare

Ciao a tutti, vorrei chiedervi qual'è la cosa che vi fa eccitare di più in assoluto.
Per esempio...a me eccita molto l'uccello.
Lo so che può sembrare banale, ma l'uccello di un uomo, soprattutto dei ragazzi giovani, mi eccita davvero tanto.
Io ho detto la mia, e la vostra? Su dai! Commentate!

sabato 16 marzo 2013

Ero in bagno, e stavo facendo pipì quando sei entrata e ti sei avvicinata a me...

Ciao ragazzi, che ne dite di continuare a giocare con me?
Mi piace molto interagire con voi e stuzzicare le vostre perversioni.
Nella frase precedente avete scritto dei commenti molto eccitanti e come voi vi masturbate leggendo i miei racconti io l' ho fatto leggendo i vostri commenti,
Così ho pensato ad un' altra frase...completatela! Chi sarà il più porcellino?

La frase è:

Ero in bagno, e stavo facendo pipì quando sei entrata e ti sei avvicinata a me...


Gli amici di mio figlio


Era un pomeriggio come tanti altri, mio marito e il figlio maggiore erano al lavoro. Mi trovavo sola in casa, Andrea era fuori, giocava una partita di calcetto.
Mi piaceva guardare mio figlio quando tornava da quelle partite.
Tornava con i muscoli delle gambe in tensione, gli occhi vivi di un giovane che fa sport, e soprattutto indossava quei pantaloncini corti che nascondevano la sua virilità.
Anche quel pomeriggio aspettavo il suo ritorno, un po’ per giocare con la sua giovinezza, un po’ per sconfiggere la noia che mi perseguitava in quelle ore.
Ricordo che quando tornò stavo in cucina, preparandomi un the, sentì la porta aprirsi e mio figlio urlare: “Mamma? Sono rientrato, con me ci sono Alessandro e Domenico.”
Era una delle prime partite di calcetto che Andrea faceva dopo i nostri furtivi incontri di sesso e un po’ rimasi delusa dalla presenza dei suoi amici.
Speravo rientrasse solo, per poter stavolta godere dei suoi muscoli in tensione, del sudore di maschio e soprattutto del suo membro, che ricordavo ancora con eccitazione dentro al mio culo.
Alessandro e Domenico erano i migliori amici di mio figlio, erano cresciuti insieme e spesso venivano in vacanza con noi.
Andrea mi raggiunse in cucina con i suoi due amici. Prese la Coca Cola dal frigo e cominciò a bere senza bicchiere, direttamente dalla bottiglia. La stava per lanciare agli altri ragazzi, quando lo rimproverai.
“Andrea, prendi i bicchieri per piacere...!”
Lui accennò un sorriso e avvicinandosi a me mi sussurrò in un orecchio: “mamma ti preoccupi che bevo da una bottiglia? Ricordi anche tu che ti sei leccata la mia sborra dal cesso?”
Rimasi impietrita dalle parole di mio figlio, non me lo aspettavo, tantomeno davanti ai suoi amici.
Dissimulai un certo controllo e con un occhiata mi assicurai che i due ragazzi non avessero notato Andrea e le sue parole.
I due ragazzi per fortuna erano distratti, parlando di altro e così tirai un sospiro di sollievo e fulminai con gli occhi Andrea, mentre un brivido attraversava il mio corpo e la fica ….
Lo stupido si passò velocemente la lingua sulle labbra, dissimulando il momento nel quale assaporavo i suoi umori.
Smettila! Gli dissi velocemente, soffocando qualsiasi suono che potesse uscire dalla mia bocca.
Lui sorrise e si avvicinò agli amici.
Bevvero questa benedetta bibita e andarono in camera di mio figlio.
Le sue parole risvegliarono in me piacevoli ricordi: quella volta in bagno,quando la mia lingua raccoglieva ogni singolo schizzo della sua sborra, mentre lui mi leccava il culo.
Sospirai, versai l’acqua nella teiera ed andai in bagno.
Mi sedetti a fare pipì e mentre uscivano le prime goccioline ripensavo a quei particolari momenti.
Feci una cosa che non avevo mai osato, avvicinai le mie dita alla fica e con le ultime goccioline di pipì mi lubrificai, accarezzavo le mie perversioni e la voglia di essere posseduta nuovamente, accarezzavo le mie voglie pensando alle parole di mio figlio.
Stavo penetrandomi quando qualcuno provò ad entrare in bagno.
“Si?” Dissi, con la mia voce ancora rotta dall’eccitazione.
Era la voce dell’amico di mio figlio… “o signora, mi scusi” disse, “pensavo fosse libero il bagno”.
Un pensiero perverso cominciò a farsi vivido nella mia mente,
Volevo farlo entrare, volevo fargli un pompino, farmi strappare la magliettina che indossavo, farmi succhiare i capezzoli, volevo che si perdesse tra le mie tette.
Pensavo questo e mi masturbavo.
Volevo il cazzo dell’amico di mio figlio, essere la mamma troia, darmi a lui. A tutti e tre i ragazzi.
Come potete immaginare, l’azione fu diversa da quello che avrei voluto.
Non feci nulla e uscita dal bagno andai a sorseggiare il mio the.
Mentre l’amico di mio figlio era in bagno, Andrea mi raggiunse in cucina.
Mi si avvicinò e mi disse? “Come va oggi mamma?”
“Va bene” gli dissi, accennando un lieve sorriso. Gli sussurrai: “ma tu sei pazzo! Come ti è venuto in mente di dirmi quelle cose davanti ai tuoi amici”!
Lui si avvicinò ancora una volta a me e mi disse: “mi è venuto in mente perché posso, perché ti ho vista leccare la mia sborra come una troia, perché ho visto come scivolava il mio cazzo nel tuo culo, lubrificato dalla sborra di papà”. E continuò…
“Perché sei una puttanella mamma e perché mentre ti dico questo… il mio cazzo è duro come una roccia”! Abbassai gli occhi e notai con sorpresa la cappella del cazzo di mio figlio venire fuori dai pantaloncini, una cosa molto eccitante.
Andrea mi guardò e con un tono eccitato mi disse: “dagli un bacino mamma”!
Io gli dissi: “ma sei matto? Ci sono i tuoi amici di là”…e Andrea.. “ma non preoccuparti, non vengono qui”… “dai mamma, baciami il cazzo”!
Mi spinse sul suo uccello. Cercai di liberarmi ma lui non mi fece alzare e pressava la mia bocca contro la sua cappella.
Avevo il suo uccello appoggiato sulle labbra, non riuscì a resistere.
Socchiusi le labbra e mi lasciai andare. Lo presi in bocca e cominciai a succhiarglielo, ero eccitata da morire, mentre Andrea mi teneva per i capelli e guidava il ritmo del pompino.
Di colpo sentimmo la porta del bagno aprirsi.
Ebbi un sussulto! Impaurita mi allontanai da Andrea e lui si rimise il cazzo dentro i pantaloncini.
Il suo amico venne in cucina e mi chiese un bicchiere d’acqua.
Andai a prenderglielo con la bocca che ancora sapeva di cazzo di mio figlio…
Per fortuna non ci aveva beccato…!
Stavo pensavo questo quando ebbi un sussulto! Notai che Domenico stava bevendo, ma la sua attenzione era catturata da qualcos’altro.
Continuava a bere, mentre guardava il cazzo di mio figlio che ancora non era andato a riposo dopo il pompino che gli avevo fatto poco prima.

Lilli

Questo racconto fa parte di una storia a puntate dal titolo: Il diario di Lilli.
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